Mi chiamo Marco Naman Borgese e sono uno psicologo, psicoterapeuta e nella scelta di questo verbo risiede un aspetto importante.
Quando infatti parlo di ciò di cui mi occupo preferisco dire che "sono" uno psicologo piuttosto che "faccio" lo psicologo.
Questo perché nel mio percorso di studi ho vissuto sulla mia pelle l'impossibilità di svolgere al meglio questa professione basandosi esclusivamente su conoscenze teoriche.
Il percorso personale compiuto infatti, attraverso inevitabili e dolorosi passaggi evolutivi, mi ha condotto a maturare la convinzione che lo psicologo sia un esercizio relazionale ed esperenziale in cui il modo di pensare, di vivere e di essere sarà sempre presente nel corso dei vari momenti.
Non puoi chiedere alle persone di diventare ciò che non sei disposto ad essere.
A partire da questa convinzione su un piano più teorico, credo che la psicologia abbia un campo di interesse che si ponga a metà tra la filosofia, che si interroga sul perché delle cose, e la scienza, che ha invece come scopo di capire il come delle cose, tralasciando la riflessione sul perché le cose accadano, il fine ultimo.
Ecco, ritengo che la psicologia abbia lo scopo di mettere assieme da una parte, modelli che siano in grado di spiegare alcuni dei perché dell'essere umano e dall'altro delle procedure con consolidate evidenze scientifiche che siano in grado di avviare processi di cambiamento.